Cima piazzi
C.A.I. Valdidentro


C.A.I. Valdidentro

Club Alpino Italiano
Sezione Valtellinese
Sottosezione di Valdidentro (So)


Solidarietà e rispetto: l'uso corretto delle risorse naturali della montagna


Luigi Casanova

Mountain Wilderness

Cari amici, scusate, scusate tantissimo questo ritardo, immagino quanti problemi vi crei, ma sono in un passaggio delicato della mia vita professionale ed ogni cosa che sto facendo mi pesa tantissimo, e vi assicuro, di pesi addosso me ne cadono molti.
Non offendetevi, ma in queste situazioni anche il piacere dell'incontro con voi e il dover prendere un po' di attenzioni per fornirvi un lavoro decente viene a pesare e questo è il motivo della mia pigrizia. Approfitto quindi del periodo natalizio per assolvere il mio dovere nei vostri confronti, ringraziandovi comunque per l'accoglienza e il calore che ci avete riservato in settembre.
Non avevo il testo scritto, quindi ripercorro gli appunti fotografati nella serata a slogan.
Ciao Luigi

Solidarietà e rispetto: l'uso corretto delle risorse naturali della montagna.
Di Luigi Casanova Mountain Wilderness.

Parto da una straordinaria esperienza di azione comune che il Trentino ha vissuto nel decennio scorso per arrivare velocemente ad una lettura più ampia del problema della tutela della risorsa idrica. All'inizio degli anni '90 i fiumi e torrenti trentini vivevano le sofferenze, anche drammatiche, di tutti i corsi d'acqua delle Alpi italiane: sempre più inquinati, sempre più regimentati e canalizzati, captazioni diffuse e incontrollate (centraline idroelettriche, prelievi per uso agricolo, prelievi per l'innevamento artificiale delle piste di sci), nei loro alvei, si proprio nelle aree di esondazione venivano progettate enormi discariche di rifiuti solidi urbani, si sono costruite opere stradali imponenti che li hanno banalizzati, spazi di fondovalle occupati da aree artigianali fino alle proposte di costruzioni di nuove grandi dighe (Valda, Vanoi).
Per il pur volenteroso associazionismo ambientalista era diventato impossibile costruire una difesa efficace davanti ad una aggressione tanto diffusa e parcellizzata sul territorio, anche perché nessun partito politico, meno che meno i verdi locali, sostenevano l'azione delle associazioni.
Fortunatamente nascevano i comitati locali, di paese o di valle, a decine. Fortunatamente i pescatori erano stanchi del continuo impoverimento faunistico e qualitativo delle acque. Grazie a queste sensibilità le associazioni ambientaliste potevano così attingere a risorse umane giovani e dotate di cultura specifica, portatrici di notizie e aggiornamenti dall'ambiente universitario, da alti funzionari provinciali. Un grande fervore portò alla nascita di un grande comitato provinciale che riassumeva un po' tutti i problemi presenti sul territorio e questo comitato divenne il referente più diretto e di alta competenze verso le istituzioni, comunali, provinciale, autorità di bacino, l'ENEL. In poco tempo, anche grazie all'aiuto di pochi consiglieri provinciali, si arrivò a bloccare la costruzione di nuove centraline, ad imporre all'ENEL il rilascio del quantitativo minimo di acqua dai grandi bacini artificiali, a costruire un piano di monitoraggio e conseguente miglioramento della qualità delle acque, a bloccare la costruzione delle due dighe e di una discarica (Capriana).
Questo severo percorso può diventare un esempio di azione ed essere ripreso e diffuso su tutto l'arco alpino: le vittorie si sono ottenute solo grazie a questa grande alleanza, tuttora viva, fra comitati di cittadini, fra pescatori (presenza fondamentale), associazionismo ambientalista e mondo scientifico.
In questi giorni l'allarme seguito ad una estate particolarmente siccitosa porta il tema dell'acqua ad essere protagonista del dibattito nella società, nell'opinione pubblica, nei media. Ma assistiamo a distorsioni pericolose, si sta creando tanta confusione.
La grande sete delle pianure, acquedotti sempre più inadeguati, centrali idroelettriche che si devono fermare, l'agricoltura agonizzante, porta gli amministratori delle città e delle pianure di tutta Europa a guardare con occhi avidi alle grandi riserve idriche dei nostri monti. Le Alpi sono un serbatoio di riserva straordinario delle pianure sia del Nord Europa che di quelle italiane. Questi serbatoi non possono essere svuotati o banalizzati da interventi miopi come la costruzione di ulteriori dighe o con derivazioni dirette verso le pianure che partano dai ghiacciai o dai grandi laghi (Garda, Maggiore, Iseo). E' venuto il momento di una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti noi. E' vero che noi abitanti della montagna non possiamo ergere una barriera di No davanti alle richieste e alle necessità reali delle popolazioni che vivono nelle pianure. Ma noi popoli di montagna abbiamo un dovere: dobbiamo tutelare i nostri ambienti perché fragili e delicati, perché unici, perché sacri, perché dobbiamo risposte alle generazioni che ci seguono. Non possiamo quindi lasciarci imporre ogni richiesta proveniente dalle forti ed arroganti economie padane.
Ma anche le popolazioni delle pianure, gli imprenditori hanno dei doveri. La parola chiave si chiama risparmio. Non è più possibile sprecare tanta acqua per usi agricoli, non utilizzare e riciclare le risorse già utilizzate, non è più possibile per nessuno continuare ad inquinare con pesticidi o rilasci delle grandi industrie o dei laboratori artigianali del Veneto e della Lombardia.
Attorno all'uso dell'acqua è necessario costruire un progetto di utilizzo, di risparmio, di riuso che sia compatibile con la drammaticità degli eventi che ci aspettano nel futuro. E' quindi necessario costruire un patto fra generazioni.
Un patto di solidarietà fra noi custodi e gestori del bene acqua e gli utilizzatori delle grandi pianure;
è sempre più urgente chiedere alla classe politica ragionamenti ampi, letture d'insieme dei grandi bacini imbriferi e superare l'attuale parcellizzazione degli interventi;
è necessario costruire politiche di solidarietà fra noi popolazioni che ancora disponiamo di questa fondamentale risorsa ed i popoli che oggi sono costretti a morire di sete causa le politiche e le scelte agricole ed industriali che il nostro mondo sta loro imponendo;
è necessario riprendere un nuovo modello di sviluppo che sappia avere una lettura internazionale.
Le parole qualità, risparmio e solidarietà devono diventare le parole strategiche nella costruzione delle nuove politiche di utilizzo delle acque.
Quanto è accaduto nel passato decennio nel Trentino, il tutto tremendamente difficile da gestire, ci deve far riflettere. E' stato un grande laboratorio di democrazia partecipata, un laboratorio dove la democrazia non si è fermata all'apposizione di un voto e una preferenza in una scheda ogni cinque anni, ma che ha imposto ai politici una continua attenzione sulla gestione della risorsa idrica e dei torrenti. Oggi ci sono leggi che danno voce diretta ai cittadini, la 241, il nuovo articolo della Costituzione Italiana, il 118, che invita i cittadini al protagonismo attivo, all'azione diretta in difesa dei suoi diritti e impone alle istituzioni doveri precisi verso queste forme di organizzazione dal basso. E' necessario che singole persone, comitati, associazioni ed istituzioni consolidino il metodo partecipativo alla costruzione delle decisioni e questo è possibile ed auspicabile che avvenga.
Attorno al tema dell'acqua troveremo grandi alleanze, in tutte le sensibilità culturali che animano la nostra vita sociale: per concludere vi leggo alcuni passaggi che il Vescovo di Belluno-Feltre Vincenzo Savio ci ha inviato il 2 agosto in Marmolada, alla presenza di padre Alex Zanotelli, frasi forti, frasi delicate, frasi che ci permettono riflessioni importanti. Ne cito solo una: i nostri fiumi portavano nomi al femminile. La cultura maschilista del fascismo ci ha costretti a trasformare "La Piave" nel Piave maschio della nazione. Il vescovo ci richiama nel suo messaggio non solo alla fraternità, ma specialmente alla sororità: un percorso di completezza, di rispetto della presenza di genere, di diversità e cultura nella nostra vita che tutti dovremo riprendere.
"…I contemplatori della natura, come gli autori dei Salmi, tutti coloro che imparano a vedere in ogni espressione del creato la vicinanza e la cura di Dio per le sue Creature sembrano come eliminati, esclusi dal nostro consorzio umano.
E' possibile però sempre metterci accanto all'acqua e ai ghiacciai, come ai boschi e alle altre realtà naturali, che sono fraterni legami e collaborazioni dell'universo con l'uomo, con quello stile di delicata cura e attenzione che ogni creatura invoca così da sentirsi parte di un'armonia che, con generosità, Dio ha disseminato nell'universo.
Siano davvero benedetti segni, come il vostro, oggi, che invitano la nostra attenzione a cogliere il mistero di benevolenza, di fraternità e di sonorità che le creature ci donano e che noi non possiamo non riconoscere e custodire, pena altrimenti uccidere o ferire con esse la nostra stessa dignità umana.
Si posi il nostro sguardo come affettuosa carezza sui nostri ghiacciai, sui nostri torrenti, sugli alberi e sugli animali che abitano le nostre montagne, come sguardo non solo di qualcuno, ma di tutta la comunità umana, cui solo è affidata la custodia di questo patrimonio, da condividere insieme per rafforzare la pace….

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